La denuncia di un’imprenditrice: «I miei gommoni tagliati alle Tremiti, atto mafioso»

L’ortonese Attanasio da vent’anni accompagna i turisti nel mare azzurro dell’arcipelago pugliese: 5 imbarcazioni fuori uso
ORTONA. Cinque gommoni su tredici distrutti, i tubolari tagliati con precisione chirurgica mentre erano regolarmente ormeggiati in punti diversi dell’arcipelago, tre nel canale tra il Cretaccio e l’isola di San Nicola, gli altri due a Cala delle Arene. Siamo alle Isole Tremiti, e questo è il terribile bilancio dell’atto intimidatorio subìto da Angelica Attanasio, 35 anni, imprenditrice turistica originaria di Ortona, mamma abruzzese e papà isolano, che da una vita investe e lavora nell'amatissima terra al largo del Gargano. Un gesto premeditato, simultaneo, dal chiaro sapore criminale. «Ho subito un vile atto intimidatorio di natura mafiosa», ha detto a gran voce Angelica in un video pubblicato sui social, diventato virale in pochi giorni. Ne è sicura: «È stato qualcuno che conosce me e la mia flotta».
«E non è la prima intimidazione che subisco», ricorda al Centro, «perché prima di questo ultimo attacco sono stati esplosi fuochi d’artificio vicino casa mia e ho trovato pesci morti su un’imbarcazione». Segnali inequivocabili, che culminano ora in un danno ingente. Ogni gommone ha un valore di circa 30mila euro, ma con i tagli e le riparazioni forzate i mezzi si sono svalutati e soprattutto hanno smesso di produrre reddito nel cuore della stagione estiva. «Non solo vado a perdere alcuni dei miei gommoni, ma anche la possibilità di poterli noleggiare in piena stagione, visto che vivo di tre mesi di questa attività per tutto l’anno», spiega con amarezza.
I carabinieri di San Domino hanno raccolto la denuncia di Angelica e avviato gli accertamenti. Ma per lei, da vent’anni operatrice nel turismo marino delle Tremiti con la società "La Riccia srl", il problema va oltre le indagini e la ricerca della verità. «Non è possibile investire in un luogo in cui nessuno protegge noi giovani che vogliamo fare impresa, in un contesto già di per sé difficile e che così diventa impossibile».
La giovane imprenditrice abruzzese ha lanciato una raccolta fondi su “GoFundMe” raccogliendo in poche ore già circa 10mila euro a fronte dell'obiettivo fissato a 11mila. «Così recupero almeno una settimana di mancato noleggio», ci dice. Il suo è lo sfogo di chi non intende piegarsi. «Lavoro qui da vent’anni», sottolinea, «e l’unico modo che hanno per bloccarmi, per fermare una donna che opera in un settore considerato da uomini, è quello di tagliarmi i gommoni. Hanno cercato di bloccare la mia attività. Ma io, tra pochissimi giorni, quando il cantiere avrà finito con le riparazioni, ripartirò e sarò più forte di prima».
Non usa giri di parole: «Atti simili, di stampo mafioso e inqualificabili, non possono passare sotto silenzio. È ora di dire no e di denunciare con forza una situazione ormai insostenibile». È una denuncia che non riguarda solo lei, ma l’immagine stessa delle Tremiti, ferita da episodi che colpiscono la vita di chi lavora e l’attrattività di un territorio meraviglioso che vive di turismo. «Spero che questi gesti non si ripetano mai più e soprattutto che i colpevoli vengano trovati e assicurati alla giustizia», conclude. Intanto la stagione continua, tra la paura e la voglia di resistere. Angelica lo fa con la sua voce e con i suoi mezzi, con quella testardaggine proverbialmente abruzzese, decisa a non lasciare che il mare delle Tremiti diventi il luogo dove la criminalità ha l’ultima parola.
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