Licenziato si incatena davanti al tribunale 

La protesta di un ex dipendente Fca: mandato via due volte e fiaccato dalle lungaggini della giustizia

LANCIANO. Licenziato due volte dalla stessa azienda e fiaccato dalle lungaggini della giustizia. Non ce la fa più Andrea Buresti, 45 anni, di San Salvo. Ieri a mezzogiorno, in segno di protesta, si è incatenato davanti al tribunale di Lanciano, dov'era in corso una delle udienze della causa per risarcimento danni intentata nei confronti della Fca di Atessa, azienda dell'indotto Sevel (vi si producono le parti in plastica dei furgoni).
«Cerco giustizia, voglio sapere se il motivo del mio licenziamento è valido o no», dice, «resterò qui fino a quando non avrò delle risposte». La sua vicenda inizia dodici anni fa. «Sono stato licenziato la prima volta nel 2009 per aver scioperato», racconta al Centro, «poi, nel 2014, sono stato reintegrato ma mi hanno messo in una soffitta per due anni, in una stanza con la porta e senza finestra. Dopo varie vicissitudini mi hanno licenziato un'altra volta nel 2019, definitivamente». Dopo aver usufruito del sussidio di disoccupazione, si è arrangiato con lavoretti e cogliendo l'uva, ma senza stipendio è difficile tirare avanti, pagare il mutuo e le spese per le bollette, sempre più salate. «Per fortuna non ho famiglia», è l'amaro commento di chi fatica a provvedere a se stesso.
«Abbiamo intentato l'azione di risarcimento danni nei confronti di Fca», spiega l'avvocato Marialucia D'Aloisio, «sia perché il lavoratore è stato reintegrato dopo quasi 4 anni dalla pronuncia di illegittimità del licenziamento, sia per i danni patiti a seguito di questa condotta datoriale. Buresti, che era caporeparto, ha subito un demansionamento, è stato isolato in una stanza e adibito a mansioni elementari, che dopo di lui nessun altro ha svolto. La condotta datoriale ha comportato anche l'insorgenza di una patologia, che dovrà essere accertata nel corso del giudizio». La richiesta di risarcimento danni ammonta a circa 200mila euro. È in atto anche una causa contro il licenziamento, ma il ricorso è stato rigettato anche in opposizione. Ieri in aula sono stati sentiti alcuni testimoni, poi il giudice del lavoro Cristina Di Stefano ha aggiornato l'udienza all’11 gennaio. «Non si vede la luce fuori dal tunnel», scuote la testa Andrea che dopo alcune ore, nel pomeriggio, ha interrotto la protesta per motivi di salute: «Ma non mi fermo». (s.so.)
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