«Punizione ingiusta» Senatore accademico contro dg e rettore

Ateneo, De Carolis e l’avvocato Brocchi diffidano i vertici E oggi salta l’incontro con i 13 direttori che protestano

CHIETI. In una giornata che è a tutti gli effetti di lutto all’università d’Annunzio, per la prematura scomparsa di due docenti, sul tavolo del rettore Carmine Di Ilio e del direttore generale Filippo Del Vecchio piomba la diffida del senatore accademico Goffredo De Carolis. La diffida, a firma dell’avvocato Leo Brocchi, è indirizzata all’Ufficio provvedimenti disciplinari dell’ateneo, riunito in fretta e furia dopo la segnalazione del direttore generale Del Vecchio, a seguito dell’ennesimo attacco di De Carolis in Senato accademico. Un attacco che, probabilmente, deve aver pesato più di altri se ha avuto una tale conseguenza. Oppositore storico dell’attuale amministrazione universitaria, all’inizio voce critica isolata, ora in buona compagnia, De Carolis è un dipendente universitario, un sindacalista e anche un senatore accademico. E proprio in qualità di senatore accademico, nella seduta di dicembre, ha sollevato il problema degli stipendi del dg Del Vecchio. La sua contestazione, secondo cui Del Vecchio (che per inciso è il dg che ha sancito il taglio dell’Ima dagli stipendi del personale) avrebbe percepito «indebitamente oltre 50 mila euro», aveva acceso la seduta, con un botta e risposta con lo stesso Del Vecchio. Ma nella veste di senatore accademico, dice la memoria difensiva dell’avvocato Brocchi, «non sussiste alcun vincolo di subordinazione gerarchica tra direttore generale e senatore accademico». Regolarmente eletto in Senato, al pari di tutti gli altri senatori accademici, De Carolis, dunque, avrebbe dalla sua un «insindacabile diritto di discutere nell’ambito della seduta dell’Organo da egli partecipato ogni argomento», scrive l’avvocato Brocchi, a cui, proprio per questo motivo, il procedimento disciplinare appare “azzardato”, “palesemente inammissibile”, finanche “stravagante”, se non proprio il tentativo di mettere un “intimidatorio bavaglio” sulla bocca di un senatore accademico. Un’azione che, continua il difensore, «parrebbe rivestire profili di illiceità, potendosi presagire elementi di abuso». Quanto alla contestazione circa lo stipendio di Del Vecchio, «De Carolis», si legge nella memoria difensiva, «si è riferito alla letterale interpretazione dei decreti ministeriali 23 maggio e 21 luglio 2011 numero 315 (non “alterando” alcun dato come riportato nell’accusa disciplinare) che disciplinano la materia del trattamento economico dei direttori dell’università». La diffida termina chiedendo che «l’Ufficio per i problemi disciplinari voglia revocare la convocazione» di De Carolis, «disponendo l’archiviazione de plano del procedimento disciplinare per macroscopica insussistenza degli elementi costituenti presupposto giustificativo del corretto esercizio del potere disciplinare». Altrimenti ci sarà l’ennesimo ricorso alla magistratura. «In ogni altra ipotesi», chiude infatti la diffida, «se nessuno dubita che la d’Annunzio era e resti una pubblica università, e non l’Ambra Jovinelli, sarebbe davvero increscioso dover traslare l’ennesimo abuso denunziato dinanzi alla competente autorità giudiziaria». C’è da dire che non è la prima volta che nei riguardi di De Carolis si apre un procedimento disciplinare. Già in passato ce n’è stato uno, poi archiviato. De Carolis, d’altronde, è sempre stato in prima linea contro tutti i provvedimenti più discussi del vertice universitario. Per anni la sua è stata una voce piuttosto isolata, adesso, allo scadere del mandato del rettore Di Ilio, la contestazione ha dilagato anche tra i docenti. Se fino a qualche mese fa, fatta eccezione per la fronda in cda di Luigi Capasso, erano pochi i professori dissenzienti, ora tutti e 13 i direttori di dipartimento sono usciti allo scoperto firmando una durissima lettera contro l’operato del vertice universitario. Il rettore avrebbe dovuto incontrare i direttori proprio oggi. Senonché l’incontro è stato rinviato, a data da destinarsi, a causa dai recenti lutti che hanno investito l’ateneo dannunziano, dalla morte della professoressa Luisa Mucciante (oggi c’è il funerale) a quella dell'urologo Tarcisio Paniccia.