Alla scoperta dei resti dell’antica Forcona

Visita guidata del Fai con il professor Redi nei luoghi della storica diocesi del territorio aquilano

L’AQUILA. I resti della più antica diocesi del territorio, quella di San Massimo di Forcona, a Civita di Bagno, hanno incantato ieri mattina numerosi visitatori. Un centinaio di aquilani e non solo, infatti, ha raccolto l’invito del Fai (Fondo ambiente italiano) a conoscere il prezioso sito, chiuso da anni. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con la Soprintendenza ai beni culturali d’Abruzzo, con il patrocinio del Comune, ha permesso di scoprire i tesori nascosti dell’antica cattedrale grazie anche a una guida d’eccezione: il docente di Archeologia medievale dell’Università Fabio Redi. «Purtroppo il tempo non è stato particolarmente clemente», ha commentato il consigliere comunale originario della frazione, Tonino De Paolis. «L’alto numero di visite, in ogni modo, ha dimostrato la bontà dell’iniziativa. Anche per questo sosterremo un progetto di recupero della vecchia basilica e della vicina parrocchia di San Raniero, e stiamo già organizzando altre manifestazioni per permettere a quanti più possibile di conoscere meglio questa importante testimonianza della nostra storia». L’antica basilica di San Massimo, sede della diocesi nei primi anni del Cristianesimo, presenta frequenti elementi di reimpiego riconducibili a evidenze monumentali e preesistenze cultuali di epoca romana e preromana provenienti dal vicinissimo sito archeologico di Forcona. «È possibile fare un interessante parallelo con la cattedrale rinvenuta nel corso degli ultimi scavi nella zona di Amiternum, che risale allo stesso periodo», spiega Redi. «In tal senso sarebbe importante proseguire le indagini archeologiche nella zona». Con il trasferimento della diocesi nella neonata città dell’Aquila nel XIII secolo, iniziò il decadimento della cattedrale che venne definitivamente abbandonata intorno alla metà del XVIII secolo. A partire dal 1971, i ruderi sono stati sottoposti a interventi di pulitura e di ripristino che hanno riportato alla luce i resti altomedievali che erano stati inglobati in un più tardo edificio, sorto presumibilmente tra l’XI e il XII secolo, a tre navate, suddivise da colonne, e tre absidi. Dell’antica chiesa oggi emergono le cortine murarie absidali coronate all’esterno da archetti semicircolari, ancora visibili in alcuni tratti, la vasta cripta un tempo coperta da volte e la torre della facciata scomparsa, con frammenti altomedievali.

Michela Corridore

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