Celano

Colto da malore cade nel lago, 17enne salvato da un pescatore

1 Novembre 2025

Paura per un minore che sabato scorso è finito in acqua. Provvidenziale l’intervento di un 49enne di Luco dei Marsi

CELANO. La vita appesa a una manciata di secondi. Tanto basta a invertire la piega del destino. Fabio Compagnucci è l’eroe di una storia finita bene. Una tragedia scongiurata con le sole forze delle braccia. È stato lui a trarre in salvo un 17enne, suo compaesano, caduto in un laghetto durante la pesca e smarrito alla vista sotto la linea dell’acqua.

È successo tutto sabato scorso, poco dopo le 11.30 del mattino. Sulle sponde del laghetto “Zizza” per la pesca sportiva di Celano una ventina di persone. «Io ero da solo», spiega Compagnucci, 49enne di Luco dei Marsi, pescatore per passione da tutta la vita. «D’un tratto ho avvertito un tonfo. Un rumore pesante. Mi sono girato, come tutti credo, e ho visto che qualcuno era appena caduto in acqua». Si trattava di un 17enne in compagnia di due coetanei. Il giovane, anche lui di Luco, era supino a filo d’acqua, «visibilmente colto da malore. Gli amici cercavano di lanciargli il guadino per tirarlo fuori. Ma lui dopo qualche secondo è andato giù».

A quel punto l’istinto lo ha fatto scattare in piedi e correre come mai prima. È riuscito a malapena a sfilarsi il giacchetto. È entrato in acqua con le tasche piene. «Portafogli, chiavi. Non ci ho pensato onestamente. Mi sono buttato in acqua e ho aperto gli occhi per cercare il ragazzo. Ma non si vedeva nulla», racconta. «L’acqua era torbida e al primo tentativo non l’ho trovato. Sono risalito per prendere aria e in quel preciso momento ho pensato che non ce l’avrei fatta. Qualcuno, forse Dio in persona, deve avermi dato la forza di tornare giù. Ho mosso le braccia e ho sentito qualcosa. Ho afferrato il ragazzo per la giacca e l’ho tirato su. Gli altri pescatori ci hanno subito soccorso e hanno steso il giovane a terra. Gli hanno praticato le manovre di salvataggio e dopo poco si è ripreso».

Non è un racconto facile. Fabio Compagnucci piange più volte. Si ferma, poi ricomincia. Fa fatica a trattenere la commozione. «Ho due figli a casa. Mi sono ripetuto per tutto il tempo che non potevo lasciarlo là sotto. Che dovevo portarlo fuori da lì». Solo due sere fa, il 17enne e la sua famiglia lo hanno raggiunto a casa per ringraziarlo di persona. Quel momento lo ha profondamente segnato. «Mi hanno spiegato che, a detta dei medici, se avessi tardato anche solo pochi secondi, non ce l’avrebbe fatta», rivela. Da allora rivive continuamente quegli attimi nella sua testa. E si pone domande a cui, fortunatamente, non sarà mai necessario dare risposta. «Cosa sarebbe accaduto se non fossi riuscito a trovarlo? Probabilmente sarei rimasto schiacciato dal senso di colpa per tutta la vita». Ma non è andata così.

L’incontro è andato avanti per diversi minuti. Compagnucci ha riabbracciato il giovane e stretto le mani dei genitori. «So di aver salvato un’intera famiglia. Questo mi emoziona in un modo che non riesco a spiegare», ha concluso. «Sto male solo a ripensare a quei momenti», ha spiegato Giuseppe Ciaccia, titolare del laghetto di Celano. «Mi sono ripreso solo quando ho visto il ragazzo rimettersi in piedi e salire in ambulanza con le sue gambe. Voglio fare a lui e alla sua famiglia i miei più sinceri auguri per una pronta ripresa, fisica e mentale».

La storia ha fatto il giro di Luco ed è finita sui social. Qualcuno ha commentato su uno dei gruppi del paese rivolgendo un ringraziamento speciale a Fabio Compagnucci. L’eroe di un’intera comunità, grata che in un momento di massima emergenza, ci fosse qualcuno pronto a intervenire, mettendo a rischio la propria vita per salvarne un’altra. «Un ragazzo da prendere come esempio dai più giovani. Queste sono le cose che contano nella vita. Bravo Fabio, salvare un ragazzo non ha prezzo», scrivono sui social. E ancora: «Un padre di famiglia dal cuore d’oro. Un gesto coraggioso che va elogiato. Complimenti per il coraggio e l’altruismo», «Sono notizie bellissime. Non sempre gli eroi hanno un mantello», «Spero che la tua storia ispiri altri ad agire con altrettanta generosità».

Poi c’è anche chi invoca un riconoscimento ufficiale, magari dalla stessa amministrazione comunale di Luco. Un encomio al merito per un uomo che ha incarnato i valori di una società fondata sul soccorso, sul sostegno reciproco. Che ha inorgoglito la sua terra e salvato le sorti di una famiglia.

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