Il gesto d’amore all’Aquila, marito dona un rene alla moglie: è il primo trapianto tra viventi con gruppi sanguigni non compatibili

La nuova possibilità della medicina: grazie alle moderne terapie e a un’adeguata preparazione è possibile praticare un trapianto superando lo sbarramento insormontabile dell’incompatibilità dei gruppi sanguigni
L’AQUILA. La donazione è avvenuta tra familiari residenti in Abruzzo: il marito ha messo a disposizione il rene per il trapianto alla moglie. Questo tipo di trapianto, praticato attualmente solo da pochi centri specializzati italiani, rappresenta una nuova possibilità per le famiglie che spesso, pur avendo un congiunto disposto a donare, trovano uno sbarramento insormontabile nella incompatibilità dei gruppi sanguigni.
Un ostacolo biologico che fino a pochi anni fa sembrava insuperabile e che oggi può essere risolto grazie alle moderne terapie, a una adeguata preparazione al trapianto e all’alto livello professionale delle équipe mediche coinvolte. «Questo intervento -, dichiara la direzione strategica della Asl, guidata dal nuovo manager, Paolo Costanzi – rappresenta un successo clinico e organizzativo perché è la dimostrazione che investire nella formazione avanzata del personale sanitario e nella sinergia tra reparti e servizi consente di offrire ai cittadini cure di eccellenza, riducendo i tempi di attesa e migliorando la qualità della vita dei pazienti».
L’operazione è stata effettuata ai primi mesi dell’anno. Le condizioni dei coniugi erano buone già dopo il trapianto e i medici, nelle fasi successive, hanno continuato a monitorare con attenzione il loro stato di salute; oggi, a distanza di diversi mesi, la coppia gode di buona salute e la loro funzione renale è nella normalità. L’intervento AB0-incompatibile (così definito), oltre a contribuire alla riduzione delle liste d’attesa, amplia le possibilità di accesso ai trapianti perché si aggiunge ai programmi di scambio di coppie donatore-ricevente e ai cosiddetti donatori samaritani. Trapianti così complessi sono resi possibili da trattamenti desensibilizzanti che rimuovono gli anticorpi del ricevente attraverso processi come la plasmaferesi (separazione del plasma dagli altri componenti del sangue come globuli rossi, bianchi, piastrine) e riducono la produzione di nuovi anticorpi. Con l’intervento compiuto all’Aquila – si legge in una nota della Asl – l’Abruzzo entra a pieno titolo nel ristretto novero delle regioni italiane in grado di offrire un livello di cura avanzato, confermando che innovazione, scienza e solidarietà possono procedere insieme per restituire speranza e futuro ai pazienti. Il trapianto è frutto di un grande lavoro di squadra tra team di specialità diverse: i chirurghi dei trapianti che fanno capo al professore Fabio Vistoli, i nefrologi diretti dalla dottoressa Marilena Tunno, gli immunogenetisti capitanati dal dottor Franco Papola, gli anestesisti guidati dal professore Franco Marinangeli, i trasfusionisti dei quali è responsabile la dottoressa Anna Rughetti, il gruppo dei medici di laboratorio della dottoressa Patrizia Frascaria oltre a infermieri e personale di supporto del blocco operatorio e della degenza post-trapianto, coordinati dal Centro Regionale Trapianti guidato dalla dottoressa Daniela Maccarone.