Orso trovato morto, novità choc: «Spari mentre agonizzava a terra»

Il direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise Sammarone: «Purtroppo succede spesso». I colpi sono stati esplosi da un’arma di piccolo calibro e non hanno causato il decesso dell’animale
ORTONA DEI MARSI. La morte è stata causata da un’infezione, ma nelle lente ore di agonia che hanno portato al decesso qualcuno ha voluto infierire sulla bestia moribonda scaricandogli contro una serie di colpi di arma da fuoco. È questa l’ultima e macabra novità del giallo dell’orso marsicano trovato morto lo scorso 13 aprile a Forca Caruso, tra Ortona dei Marsi e Goriano Sicoli. A svelare questi dettagli è stato il direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise Luciano Sammarone, che ha parlato di un caso «che purtroppo non costituisce un’eccezione, perché ci capita spesso di trovare animali che portano il segno di armi da fuoco».
GLI ESAMI SULL’ORSO
L’orso marsicano trovato morto era un esemplare maschio con età compresa tra gli 8 e i 10 anni e dal peso di 203 chili, le cui cause del decesso sono apparse fin da subito poco chiare. I primi esami avevano escluso la morte per arma da fuoco e per investimento, ma mancavano ancora le analisi tossicologiche e quelle di laboratorio per la ricerca di patologie infettive, che richiedono tempi ben più lunghi. Adesso sono arrivati i risultati, elaborati dalla clinica veterinaria dell’università di Teramo e dall’Istituto zooprofilattico di Teramo, diretto da Nicola D’Alterio, in cui è stata scartata anche l’ipotesi di morte per avvelenamento, certificando, però, l’impossibilità di individuare la causa precisa del decesso, ricondotto più genericamente a «una serie di fattori». Tra questi, ci sono le lesioni esterne trovate sulla carcassa, compatibili con graffi, morsi e unghiate di un altro orso, e sopratutto l’infezione setticemica di cui gli esperti non sono stati in grado di trovare l’agente patogeno scatenante a causa «dell’elevato stato di decomposizione dell’animale, ritrovato almeno 48 ore dopo il decesso».
i PROIETTILI ritrovati
È invece stato ricostruito che i proiettili di piccolo calibro (da avifauna) trovati nella carcassa dell’orso sono stati sparati nelle sue ultime ore di vita. In altre parole, chi ha esploso i colpi lo ha fatto mentre l’animale era già agonizzante e inerme, incapace di fuggire o di difendersi. Il direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha definito il fatto «molto grave», aggiungendo che non si tratta di un caso eccezionale: «Molti degli animali che ritroviamo presentano sul proprio corpo i segni dei colpi di arma da fuoco di piccolo calibro». Il direttore ha quindi ricordato il lavoro di sensibilizzazione svolto dal Parco a favore della convivenza pacifica tra uomo e orso marsicano, sottolineando l’importanza storica della prossima conferenza mondiale dell’orso, che si terrà proprio in Abruzzo, a Pescasseroli, a settembre 2026. «Saranno presenti i più grandi esperti del settore, aiutandoci nel percorso di sensibilizzazione che noi stiamo portando avanti insieme a istituzioni, associazioni e organizzazioni», ha detto Sammarone ai microfoni del Tgr Abruzzo. Il caso di quest’orso marsicano, però, racconta che la strada da fare è ancora lunga.