David Remigio: lo snowborder che nuotava con gli squali

Il pescarese era maestro tanto di snow quanto di windsurf e nuoto. Amava immergersi con gli squali
PESCARA. David Remigio era abituato a cavalcare le onde dell’Oceano e ad affrontare gli squali, come aveva fatto meno di un mese fa durante il corso di addestramento alla Shark Academy delle Bahamas. Istruttore federale di windsurf, apnea e nuoto, maestro di snowboard e telemark (lo sci a tallone libero), Remigio, pescarese di 43 anni, aveva fatto della sua passione per la natura una professione che, accanto a quella di assicuratore, esercitava con la sua Passion-school, la scuola con cui organizzava lezioni al mare e in montagna appoggiandosi in estate allo stabilimento Tortuga (prima alle Tre Palme di Montesilvano) e d’inverno alle piste di Roccaraso e Passolanciano.
È in questi ambienti che ieri, dalle prime ore del pomeriggio, la notizia della sua morte ha iniziato a circolare in maniera sempre più insistente fino a quando le fonti ufficiali hanno spazzato via anche le più residue speranze che quell’alpinista travolto dalla valanga non fosse lui.
«Un grande sportivo, era espertissimo», racconta addolorato Paolo De Sanctis, maestro della scuola sci Blockhaus di Passo Lanciano dove David ha lavorato fino all’anno scorso. «È una notizia che mi lascia senza parole, perchè David era davvero espertissimo, molto dinamico ma soprattutto una persona abituata alle situazioni più estreme. Era amante della vita, una persona ultrasportiva, istruttore anche di sub che aveva fatto proprio di recente un corso per le immersioni con gli squali, Era uno sportivo a 360 gradi, che viveva come se ogni giorno fosse l’ultimo. Era stato tanto in giro e aveva fatto tante esperienze, in Sudan, alle Bahamas, alle Hawaii».
Un appassionato della vita e della montagna, David Remigio, che a Pescara, dove abitava con la mamma Anna, in via Colle Scorrano, era conosciutissimo. «Bisogna sempre mettersi in gioco con umiltà», aveva raccontato alla rivista Abruzzo magazine qualche tempo fa, di ritorno dall’esperienza alle Hawaii, «mi sono ritrovato in mezzo a onde altissime, ad avere nel reef un incontro ravvicinato con uno squalo tigre». Fu in quell’intervista che David svelò il sogno che condivideva con l’ex pallanuotista Marco D’Altrui di far diventare la piattaforma Posidonia a quattro miglia a sud dal porto turistico un punto di riferimento per il diving. E invece è stato fermato proprio sul più bello, nella discesa dell’ultima vetta conquistata. «Oggi Pescara ha perso una delle persone più generose, più positive e piene di vita che io abbia mai conosciuto», scriveva ieri un’amica sul suo profilo Facebook.
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