Nessun politico sul bus di don Max
Fontanelle nel degrado, ma il sindaco rassicura il vescovo: è tutto a posto
PESCARA. «Qui i poveri si danno da fare per i poveri: è così che si sopravvive a Fontanelle, con famiglie perbene che si rimboccano le maniche pur vivendo in mezzo alla droga e alla sporcizia. Eppure, il sindaco e l’assessore mi hanno detto: “Ma che dice? Non è vero”».
Don Massimiliano De Luca, don Max come lo chiamano, è il parroco di San Pietro Martire a Fontanelle: «La parrocchia più povera della diocesi», come la definisce, «quella dove vorrei portare gli amministratori, per far vedere loro la bottega della droga e un quartiere senza servizi, senza spazi, senza una sala ricreativa, abbandonato a se stesso». Un grande rione, via Caduti per Servizio, dove vivono 510 famiglie la cui tranquillità è turbata da pochi che ammucchiano siringhe, gettano rifiuti nel verde e che percorrono la lunga via con l’auto anche a 150 all’ora, facendo a gara a chi arriva prima alla fine della strada.
Don Max ha inviato una lettera al sindaco Luigi Albore Mascia e indirizzata anche alla giunta e a tutti i consiglieri, invitandoli ad andare a vedere come lì «sono costretti a vivere nel degrado». E mettendo a disposizione degli ospiti anche il pullmino parrocchiale: «Vi vengo a prendere io», aveva precisato don Max. Ma a tre giorni dal suo appello, nessuno si è offerto di andare in via Caduti per Servizio. «So che il sindaco ha chiamato l’arcivescovo Tommaso Valentinetti», racconta don Max, «dicendo che Fontanelle non è abbandonata dall’amministrazione, che non è vero che versa nel degrado. Io ho ricevuto la telefonata dall’assessore Isabella Del Trecco. Ma anche lei mi ha detto: “Non è vero che non è stato fatto nulla per Fontanelle”. Per aggiungere, poi, che adesso erano impegnati con il bilancio e che poi se ne sarebbero occupati. A questa signora ho risposto che il Comune, qui, è latitante». A chiamare il parroco, è stato poi l’arcivescovo Valentinetti per conoscere meglio la situazione del quartiere.
«Siamo come Ulisse: nessuno»: così i rappresentanti dell’associazione Insieme per Fontanelle, avevano sintetizzato il senso di abbandono. Una solitudine a cui fa da contraltare il pragmatismo di un giovane parroco che ha comprato un pullmino, insieme all’associazione «I manovali del sorriso», per portare in gita gli anziani e i più piccoli e con cui vorrebbe andare a prendere gli amministratori. Chi vive a Fontanelle? Pensionati e lavoratori che sopperiscono alla mancanza di aiuti facendosi comunità: improvvisandosi giardinieri e operai come gli iscritti all’associazione «Insieme per Fontanelle» che comprano piante, piantano fiori e hanno dato vita a tanti piccoli giardini tra il cemento.
Un rione dall’aspetto decoroso su cui vigila la Caritas parrocchiale. «Pacchi viveri, medicinali e le offerte dei fedeli a 72 famiglie», spiega la referente Risolina Speranza. «Famiglie che sopravvivono anche tramite il Pronto intervento sociale del Comune che offre un sussidio per pagare luce e gas. Ma al disagio sociale, purtroppo, sembra non esserci rimedio».
Accanto alle case popolari, è rimasto uno scheletro che aspetta di essere trasformato in una palestra polivalente. Ma i fondi non ci sono più, trasferiti alle strutture per i Giochi del Mediterraneo. «Nel consiglio del settembre scorso mi ero opposto allo scippo di 800 mila euro previsto per la palestra», dice Adelchi Sulpizio, capogruppo dell’Idv. «E anche nei giorni scorsi avevo presentato un emendamento per riportare i fondi all’opera: ma è stato bocciato». Vicino a don Max, c’è anche Giacomo Cuzzi, capogruppo Pd a Porta Nuova: «Le periferie sono abbandonate, la mia circoscrizione non ha più fondi per intervenire. Chiedo che vengano ripristinati per investirli a Fontanelle e Villa del Fuoco».

Don Massimiliano De Luca, don Max come lo chiamano, è il parroco di San Pietro Martire a Fontanelle: «La parrocchia più povera della diocesi», come la definisce, «quella dove vorrei portare gli amministratori, per far vedere loro la bottega della droga e un quartiere senza servizi, senza spazi, senza una sala ricreativa, abbandonato a se stesso». Un grande rione, via Caduti per Servizio, dove vivono 510 famiglie la cui tranquillità è turbata da pochi che ammucchiano siringhe, gettano rifiuti nel verde e che percorrono la lunga via con l’auto anche a 150 all’ora, facendo a gara a chi arriva prima alla fine della strada.
Don Max ha inviato una lettera al sindaco Luigi Albore Mascia e indirizzata anche alla giunta e a tutti i consiglieri, invitandoli ad andare a vedere come lì «sono costretti a vivere nel degrado». E mettendo a disposizione degli ospiti anche il pullmino parrocchiale: «Vi vengo a prendere io», aveva precisato don Max. Ma a tre giorni dal suo appello, nessuno si è offerto di andare in via Caduti per Servizio. «So che il sindaco ha chiamato l’arcivescovo Tommaso Valentinetti», racconta don Max, «dicendo che Fontanelle non è abbandonata dall’amministrazione, che non è vero che versa nel degrado. Io ho ricevuto la telefonata dall’assessore Isabella Del Trecco. Ma anche lei mi ha detto: “Non è vero che non è stato fatto nulla per Fontanelle”. Per aggiungere, poi, che adesso erano impegnati con il bilancio e che poi se ne sarebbero occupati. A questa signora ho risposto che il Comune, qui, è latitante». A chiamare il parroco, è stato poi l’arcivescovo Valentinetti per conoscere meglio la situazione del quartiere.
«Siamo come Ulisse: nessuno»: così i rappresentanti dell’associazione Insieme per Fontanelle, avevano sintetizzato il senso di abbandono. Una solitudine a cui fa da contraltare il pragmatismo di un giovane parroco che ha comprato un pullmino, insieme all’associazione «I manovali del sorriso», per portare in gita gli anziani e i più piccoli e con cui vorrebbe andare a prendere gli amministratori. Chi vive a Fontanelle? Pensionati e lavoratori che sopperiscono alla mancanza di aiuti facendosi comunità: improvvisandosi giardinieri e operai come gli iscritti all’associazione «Insieme per Fontanelle» che comprano piante, piantano fiori e hanno dato vita a tanti piccoli giardini tra il cemento.
Un rione dall’aspetto decoroso su cui vigila la Caritas parrocchiale. «Pacchi viveri, medicinali e le offerte dei fedeli a 72 famiglie», spiega la referente Risolina Speranza. «Famiglie che sopravvivono anche tramite il Pronto intervento sociale del Comune che offre un sussidio per pagare luce e gas. Ma al disagio sociale, purtroppo, sembra non esserci rimedio».
Accanto alle case popolari, è rimasto uno scheletro che aspetta di essere trasformato in una palestra polivalente. Ma i fondi non ci sono più, trasferiti alle strutture per i Giochi del Mediterraneo. «Nel consiglio del settembre scorso mi ero opposto allo scippo di 800 mila euro previsto per la palestra», dice Adelchi Sulpizio, capogruppo dell’Idv. «E anche nei giorni scorsi avevo presentato un emendamento per riportare i fondi all’opera: ma è stato bocciato». Vicino a don Max, c’è anche Giacomo Cuzzi, capogruppo Pd a Porta Nuova: «Le periferie sono abbandonate, la mia circoscrizione non ha più fondi per intervenire. Chiedo che vengano ripristinati per investirli a Fontanelle e Villa del Fuoco».
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