Pescara, truffa alle assicurazioni: 154 indagati

Maxi inchiesta della polizia stradale: sotto accusa per i finti incidenti carrozzieri, avvocati e medici compiacenti. Il giro d'affari svelato dalle intercettazioni telefoniche

PESCARA. Finti incidenti, nessun ferito e macchine mai danneggiate. Come la Toyota Corolla grigia che, fotografata dalla polizia stradale in un parcheggio, appare immacolata dopo la denuncia di un tamponamento. Neanche un graffio ma colpi di frusta e fatture gonfiate sì. Sono 154 gli indagati in una maxi inchiesta sulla truffa alle assicurazioni e in 16 sono accusati anche di associazione a delinquere. Un’«organizzazione stabile», così contesta la procura di Pescara, fondata da un lancianese di 49 anni, Gianfranco Rossi, e da un napoletano di 39 anni residente a Silvi, Daniele Nano. Secondo l’accusa, Rossi e Nano potevano contare su una rete di decine di «fidati collaboratori» capaci di «reclutare» e «istruire» gli automobilisti: proprietari di veicoli, contraenti di polizze assicurative e passeggeri, spesso tutti della stessa famiglia. E poi medici, fisioterapisti, avvocati e carrozzieri che «provvedevano a simulare i danni relativi ai sinistri denunciati». Il pm Gennaro Varone ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari: per gli indagati si avvicina la richiesta di processo. Hanno 20 giorni per presentare memorie e difendersi.

Incidenti inventati. Gli incidenti, tra Pescara, Montesilvano, Città Sant’Angelo, Lanciano e Chieti, erano studiati a tavolino: anche se erano d’accordo, spesso, automobilisti e passeggeri non ne conoscevano neanche i dettagli e avevano l’ordine di non parlare con i periti delle assicurazioni se non dopo «il lavaggio del cervello». E cioè una spiegazione dell’incidente in realtà mai avvenuto. Così emerge dalle intercettazioni telefoniche: «Gliel’ho già detto 50 mila volte io, gliel’hai detto pure tu. Mica è deficiente? Se glielo abbiamo detto una volta, adesso glielo ripeto, che non deve parlare con nessuno», dice un complice a Rossi.

«Medici compiacenti». Incidenti mai accaduti e, ovviamente, automobilisti e passeggeri non riportavano nessun trauma con «dolori cervicali, lombari e contusioni varie» come raccontano invece i verbali dei medici. Ingannati quelli dei vari Pronto soccorso visitati o «compiacenti» come quelli che prescrivevano cure, solo «apparentemente effettuate», e certificavano «ulteriori giorni di prognosi».

Carrozzieri coinvolti. Tra gli indagati ci sono anche i carrozzieri, uno di Pescara e l’altro di Miglianico, che gonfiavano i prezzi: aumentavano i danni dei veicoli e sostituivano pezzi «in modo da rendere difficoltosa l’esecuzione di eventuali perizie».

Giro d’affari. Un’organizzazione che aveva un obiettivo dichiarato: mettere a segno «truffe seriali» alle assicurazioni e spartirsi i proventi. Un giro da migliaia di euro. Lo rivela in una telefonata proprio Nano: «Negli ultimi due anni, io, 8 trasportati… sai quanto guadagno? Tredici-14 mila euro».

Il pericolo. Ma un’organizzazione così ampia – due al vertice, quasi 20 collaboratori stretti, un’altra ventina di «sodali abituali» e oltre cento «occasionali» – è difficile da gestire. Perché c’è sempre qualcuno che non segue le indicazioni le capi. A partire dalla prima regola: mai parlare con i periti. Un errore e si può mettere a rischio il risarcimento. O peggio ancora si può essere scoperti. Tanto che l’inchiesta è partita proprio dalle segnalazioni delle assicurazioni. Il pericolo emerge dalle telefonate: «Io ti volevo chiamare ma non avevo il credito, sai perché... questa mattina è venuto quello dell’assicurazione che voleva la relazione… e voleva sapere come è avvenuto l’incidente», dice un automobilista protagonista di un finto sinistro. E Rossi risponde: «Ma tu, porco... devi parlare prima con me te l’ho detto 50 mila volte. Cosa gli hai detto? Perché se ci vedevamo un attimo, tra l’altro oggi ero anche a Pescara… ci vedevamo un attimo, uno ripassava tutto come si fa a scuola … io ti ho detto come dovevamo fare». L’automobilista spiega: «Mi ha chiamato questa mattina alle 9 meno dieci». Ma Rossi si arrabbia: «Tu gli dovevi dire… sono impegnato, ci vediamo lunedì, devo lavorare e non ti posso vedere. È difficile dire una cosa del genere cioè, uno ti chiama e tu subito vai, dove vai? Dici, ok piacere di averla conosciuta, oggi non è possibile, sono libero lunedì... vedi che deve stare a disposizione tua, mica tu devi stare a disposizione di quella gente. Ma stiamo scherzando».

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