«Ti vogliono arrestare, dimettiti»

29 Luglio 2010

Dalle intercettazioni spunta una rivelazione di D'Alfonso a Cantagallo

PESCARA. «Guarda che ti vogliono arrestare, ti devi dimettere». A mettere in guardia Enzo Cantagallo da un'inchiesta che lo coinvolge è Luciano D'Alfonso, ex sindaco di Pescara. Accanto a D'Alfonso c'è anche Renzo Gallerati, due volte sindaco di Montesilvano dal 1995 al 2004.

L'incontro si svolge nella stazione di Montesilvano, il 13 novembre 2003: «Una giornata infernale, di pioggia», commenta Cantagallo in un colloquio intercettato nell'inchiesta Ciclone. È lo stesso Cantagallo, rinviato a giudizio con altri 31 tra ex amministratori e imprenditori, a rivelare il retroscena dell'incontro a tre in una conversazione con l'ex assessore Attilio Vallescura.

Lo fa il 19 settembre 2006, quando Vallescura subisce una perquisizione della polizia e riceve il primo avviso di garanzia dell'inchiesta Ciclone, l'operazione della squadra mobile che due mesi più tardi cambierà il corso della politica di Montesilvano, da quindici anni orientata al centrosinistra.

Vallescura è sconvolto e Cantagallo prova a tirarlo su raccontandogli la sua esperienza risalente a tre anni prima, da assessore ai Lavori pubblici forte di 999 voti nella giunta di Gallerati: «Mi rendo conto di quello che stai passando», gli confessa, «perché io, nel 2003, ho vissuto la stessa cosa anche se non è che mi hanno fatto una perquisizione, però, ti ricordi nel 2003 quando D'Alfonso mi ha detto: "Guarda che ti vogliono arrestare". È vero che io non avevo fatto niente, però, il sindaco di Pescara che ti dice "dimettiti, fai questo fai quest'altro". Luciano e Gallerati mi hanno fatto andare alla stazione e D'Alfonso m'ha detto, non me lo dimenticherò mai, era il 13 novembre, una giornata infernale, pioveva: "Ti devi dimettere"».

Dopo la rivelazione del 2003, il rapporto tra Cantagallo e D'Alfonso si rafforza ma resta quello di due amici-nemici: Cantagallo nel 2004 viene eletto sindaco con il 69,5 per cento dei voti; D'Alfonso diventa il simbolo del centrosinistra abruzzese alla guida del Pd. Finiscono intercettate decine e decine di conversazioni tra i due amministratori: si parla delle nomine all'Ato di Enzo Del Vecchio (consigliere a Pescara) e Francesco Di Pasquale (consigliere a Montesilvano), dell'appalto della filovia sulla strada parco, della gestione politica della Margherita.

Un dualismo che oscilla tra eterna ammirazione e rivalità: «D'Alfonso», così ne parla Cantagallo in un dialogo intercettato con il costruttore Vladimiro Lotorio, «è uno che si assume molte responsabilità, partecipa a tante riunioni, ha molte rotture, è chiaro che se c'è da raccogliere degli incarichi ci sta lui: come candidato presidente della Regione o sindaco di Pescara». Anche il 14 maggio 2006 - in questo periodo le voci di un'indagine su lavori pubblici e urbanistica di Montesilvano già si rincorrono - D'Alfonso telefona a Cantagallo: «Ci dovremmo prendere un caffè quando hai tempo», gli dice. Cantagallo risponde: «Sì, quando vuoi». D'Alfonso: «O oggi, o stasera, va bene?». Cantagallo vuole capire il motivo dell'incontro: «Sì, sì, ma tutto a posto?». D'Alfonso: «Sì, sì». Cantagallo insiste: «Come va la politica?». D'Alfonso: «Bene, bene, bene ma poi ti... ma dove ti trovi?». Cantagallo: «Sto alla trattoria da Gerardo a mangiare con i genitori miei e di mia moglie, è la festa della mamma».

Venti minuti dopo la telefonata di D'Alfonso, Cantagallo chiama Lamberto Di Pentima, il suo capo di gabinetto e gli racconta tutto: «Ehi, mi ha chiamato D'Alfonso, ha detto che vuole prendere un caffè». «E tu gli hai chiesto come mai?», domanda Di Pentima. «No, no, è da parecchio tempo che non lo sentivo: è stato fuori, a Gerusalemme». Cantagallo poi dice ancora: «Eh, farà il cesso, sicuramente, farà il cesso, figurati». Di Pentima: «Ma bisogna vedere come e per chi lo fa». Cantagallo: «Eh, eh, capito? Ci prendiamo un caffè». Di Pentima dà un consiglio: «Va bene, ma tu non dirgli niente, tu ascolta». Cantagallo: «Certo, figurati le cagate che mi dirà». Di Pentima: «Appunto». Cantagallo: «Capito?». Di Pentima: «Quando è cosa, fammelo sapere». D'Alfonso invita Cantagallo «per un caffè» anche il 28 settembre 2006 quando la bomba dell'inchiesta è già innescata con i primi avvisi di garanzia, le perquisizioni e i sequestri: «Vieni da Fattoria Fernando a prendere un caffè». Un'ora dopo la telefonata, Cantagallo informa Di Pentima: «Dove sei? Vediamoci sotto il tuo studio».

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