Calcio

Carrozzieri, tra passato e futuro: «La serie A? Napoli al top con De Bruyne»

8 Agosto 2025

Intervista all’ex calciatore di Bellante, 44 anni: ha militato nel Teramo e nel Giulianova, ma soprattutto ha vestito le maglie di Sampdoria, Atalanta, Lecce e Palermo. (Nella foto, Moris Carrozzieri e Christian Vieri)

Domani si ripartirà con la Coppa Italia. Il 23 e 24 agosto sarà già serie A. Moris Carrozzieri la conosce per averci giocato: l’ex difensore di Bellante ha giocato a Teramo e a Giulianova, ma, soprattutto, con le maglie della Sampdoria, dell’Atalanta, del Lecce e del Palermo. È stato a un passo dalla maglia della Nazionale. A 44 anni non ha staccato i fili che lo legano al mondo del calcio di serie A. Anzi è prossimo a rientrare nel mondo del pallone. E comunque si cimenta spesso con gli amici del calcio che fu in tornei di padel o in altre iniziative sportive.

Carrozzieri, tra un paio di settimane ripartirà la serie A: qual è la sua squadra favorita per lo scudetto?

«Spero l’Inter, la mia squadra del cuore. Ma sarà dura. Credo che si tratti del campionato più equilibrato degli ultimi anni. Non si scappa: Juve, Milan, Roma, Inter, Lazio e Bologna. Gli allenatori più forti sono qui, tranne Ancelotti. A mio avviso, può avere problemi Juric, perché non è facile andare in un posto dopo Gasperini, quantunque lui calcisticamente sia un figlioccio del Gasp».

Chi ha fatto il miglior mercato?

«Il Napoli, un gran mercato. Tutti obiettivi mirati. Ragazzi, c’è De Bruyne, un campione. Conte vuole 20 giocatori forti di ugual livello per competere su più fronti. E se prendi un ex Manchester City come il centrocampista belga vuol dire che hai grandi ambizioni».

Da chi si aspettava di più?

«Forse la Roma. Poteva fare qualcosa in più in sede di mercato. Ma va detto che viene da un gran campionato, da una rincorsa micidiale. E il rinforzo migliore potrebbe essere proprio Gasperini».

Chi può essere la sorpresa del campionato?

«Non lo so. L’Atalanta è da considerare una sorpresa? Non lo so, il gruppo delle big è quello. Però, secondo me il Como può arrivare tra le prime sei. Vedrete…. Società solida, grande allenatore come Cesc Fabregas e bel gruppo. Spero che faccia bene mister Di Francesco a Lecce. L’ultima volta che è stato ad allenare in Salento, nel 2011, c’ero anch’io, poi mi saltò il ginocchio e pazienza».

Ha visto il Napoli a Castel di Sangro?

«Sì, sono stato mercoledì. Ho parlato anche con il mister. Grande squadra, livello superlativo. De Bruyne è uno spettacolo anche in partitella».

Che cosa fa oggi Moris Carrozzieri?

«Tempo qualche settimana e saprete. C’è una sorpresa che bolle in pentola. E comunque finora ho fatto di tutto». Lei nasce calciatore nel River 65? «No, io sono di Bellante e ho iniziato nel Giulianova calcio. Fino a 13 anni sono stato nel club giuliese che poi è andato gambe all’aria. Sono andato all’Atalanta che mi ha girato al River 65 di Chieti. Sono stato tre anni con Carlo Angelozzi e Paolo Solfanelli perché il club rosanero era gemellato con il club orobico. Successivamente, feci un provino al Pescara, ma Emilio Tuccella, che poi è diventato un mio grande amico, mi scartò. Nel 1997 sono andato a Castel di Sangro per fare la Primavera con la squadra in B. Mi prese Leandro Leonardi».

Campione d’Italia Primavera con il Bari nel 1998-1999.

«Allenatore Lello Sciannimanico. Ero con Cassano e Enynnaya. Vincemmo lo scudetto Primavera».

Con Cassano?

«Anche. Le racconto il suo esordio in A, il famoso Barti-Inter 2-1».

Prego.

«Quel sabato – era dicembre del 1999 - c’era Bari-Reggina Primavera alle 15,30. E la sera la partitissima. Masinga era squalificato e si fecero male durante la rifinitura altre due punte. Fascetti era senza attaccanti. All’ora di pranzo l’allora dg Regalia chiamò Sciannimanico e gli disse di non far giocare Cassano e Enynnaya in Primavera perché servivano in prima squadra. La sera al San Nicola accadde quel che tutti hanno visto. E così nacque l’epopea Cassano».

Chi l’ha trasformato da centrocampista a difensore?

«Carlo Angelozzi e Paolo Solfanelli, nel River 65».

La piazza a cui è rimasto più legato?

«Mi sono trovato bene ovunque, ma con Palermo il rapporto è super».

Il compagno di squadra a cui è rimasto più legato?

«Fabrizio Miccoli, ma sento spesso anche Liverani e Bettarini. E con Vieri abbiamo avviato un’attività».

Un aggettivo per il compianto Zamparini?

«Strepitoso, un presidente strepitoso. Era un mangiallenatori, come dicono i giornalisti, ma innamorato dei suoi giocatori».

Che cosa non rifarebbe?

«Tutto tranne una cosa che ha macchiato la mia carriera e di cui ovviamente non vado fiero». Prego «Fui trovato positivo a metaboliti della cocaina ad un controllo mirato effettuato il 23 aprile 2009 al termine della gara contro il Torino. Due anni di squalifica. Avevo appena raggiunto l’accordo con Zamparini per il prolungamento del contratto con il Palermo di due anni. Il Palermo era in trattativa per cedermi al Milan. Mi sono fatto del male da solo e sono stato un brutto esempio per i giovani».

Il rimpianto da calciatore?

«Nel 2006 avevo firmato per la Juve nel 2006. Poi, è scoppiato Calciopoli. E Moggi, Giraudo e Bettega andarono via. Altò tutto e andai all’Atalanta con Colantuono». Pescara? «Altro rimpianto della mia carriera. Mi sarebbe piaciuto giocare in biancazzurro. Ma mai nessuno mi ha cercato. Eppure a Pescara ho visto la mia prima partita dal vivo. Papà mi portò a vedere quel famoso Pescara-Milan 4-5 del 1991, avevo 11 anni. Indimenticabile».

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