Basket

Teramo, il crollo del basket. Dalla serie A alla D: è la fine di un sogno

21 Luglio 2025

Tanti i protagonisti che hanno vestito la maglia biancorossa, da Boni e Moss a Poeta, Carrol e Grant. Dopo Chieti, anche la città di Teramo perde la pallacanestro nazionale. (Nella foto, Mario Boni e il tecnico Franco Gramenzi nella stagione della promozione in serie A)

TERAMO. Dal sogno delle notti europee ad un incubo trasformatosi in realtà. Dopo Chieti, anche Teramo perde il basket a livello nazionale. La Tasp, infatti, rinunciando alla partecipazione in serie B Interregionale, ripartirà dalla D, insieme al Basketball Teramo, sancendo, almeno per il momento, la fine di una storia gloriosa per i colori biancorossi.

GLI INIZI. Una storia iniziata ufficialmente il 5 novembre 1973 quando Paolo Antonetti fonda la Aics (Associazione italiana cultura e sport) Teramo, al fine di diffondere la pallacanestro in provincia valorizzando soprattutto il settore giovanile. Anni di crescita costante, durante i quali in città si respira un fermento unico per la palla a spicchi. Gli anni Settanta e Ottanta sono all’insegna di grandi successi a livello regionale, mentre il vivaio inizia a sfornare talenti che possono tornare utili ad un progetto più ambizioso: arrivare nel basket che conta. Non a caso c’è un tecnico che lavora a stretto contatto con i giovani teramani. È Franco Gramenzi che, da istruttore, guida anche la squadra di serie D verso la promozione, la prima di tante in carriera. Insomma, si capisce che Teramo sia un terreno fertile in cui seminare bene.

Nel 1992 il presidente Antonetti, dopo vent’anni di presidenza, cede la mano a D’Eusanio, mentre fa la sua comparsa sulla scena cestistica il fratello, Carlo Antonetti. Anni di transizione, ma in pianta stabile in serie B d’Eccellenza, ancora una volta conquistata da Gramenzi contro Barcellona Pozzo di Gotto il 25 aprile 1996 al Palascapriano. Fin quando nel 1999 lo stesso Carlo Antonetti scende definitivamente in campo con l’obiettivo della serie A. I tempi non sono ancora maturi, Teramo parte male, chiama Marcello Perazzetti in panchina e compie una grande rimonta nel girone di ritorno accendendo ai play off per l’A2, salvo uscire al primo turno per mano di Rieti di un certo Gramenzi. Si capisce allora che l’allenatore teramano possa essere il profeta in patria e il condottiero verso la terra promessa. La stagione 2001-2002 fu senza storia: Teramo approda in serie A2. Ma il capolavoro avviene l’anno dopo. Ancora Gramenzi in panchina, trascinata dal quarantenne “Super Mario” Boni (oltre 28 punti di media) e dal duo americano Ryan Hoover e Tyrone Grant, la neopromossa abruzzese targata “Sanic” sbaraglia la concorrenza di tutti, chiudendo la stagione regolare al primo posto e asfaltando nei play off in successione Imola, Jesi e Messina in una serie finale arrivata sino a gara 5 il 4 giugno 2003 (92-84), nel tripudio di una piazza che raggiunge l’olimpo del basket nazionale. È serie A, finalmente! Gramenzi resta per la terza stagione consecutiva, raggiungendo una salvezza tranquilla.

LA STAGIONE DEL SOGNO Ma Carlo Antonetti ha l’ambizione che gli scorre nelle vene e, dopo aver assestato la società consolidando la categoria, nel 2008 compie un ulteriore step: in panchina c’è Andrea Capobianco, attuale ct della Nazionale femminile (bronzo negli ultimi Europei), e in città si sogna qualcosa d’impossibile fino a pochi anni prima ovvero lottare per lo scudetto. Targata “Tercas”, Teramo compete con le corazzate del momento come la Montepaschi Siena e l’Armani Milano. È la squadra di un giovanissimo Jaycee Carrol, al primo anno in Europa, e David Moss, in cui ci sono giovani di grande prospettiva come Bruno Cerella (poi capitano di Milano), Peppe Poeta e Achille Polonara, senza dimenticare il capitano Gianluca Lulli e il pezzo da novanta Valerio Amoroso.

Il 10 maggio arriva al Palascapriano la Fortitudo Bologna di Fucka e Mancinelli. I biancorossi vincono 73-72 proprio con un canestro di Carroll che anni dopo avrebbe vinto tutto con il Real Madrid, tra cui 2 Euroleghe, condannando i bolognesi alla retrocessione in A2 e conquistando il terzo posto in regular season, dal quale costruire la cavalcata nei play off. Ma nei quarti c’è proprio Milano (sesta) che passa il turno 3-1 prima di arrendersi in finale a Siena. La cavalcata trionfale permette a Teramo, l’anno dopo, di vivere le magiche notti europee in Eurocup, la seconda competizione continentale. Superato l’Apoel nel doppio confronto dei preliminari, i biancorossi ben figurano nel girone salvo chiudere terzi, dietro l’Alba Berlino e Galatasaray, sfuggendo per poco la qualificazione nelle Last 16. Da lì comincia la fase calante, l’ambizione delle passate stagioni inizia a pesare sulle casse societarie. Una serie di scelte di mercato sbagliate costano la panchina a Capobianco. Si passa a Ramagli che risolleva le sorti alquanto segnate. Infatti, il 30 giugno 2011 Antonetti passa la mano ad una cordata guidata dal vice presidente Lino Pellecchia che rileva le quote del sodalizio, affidandole a Corrado Pellanera. Questione di mesi e nel luglio 2012 la Federazione, dopo la relazione della Comtec, boccia la domanda d’iscrizione del Teramo in serie A per mancanza di documenti e liberatorie. La nuova proprietà non s’iscrive in alcun campionato. Fine della storia.

ARRIVO DI RUSCITTI. Fino al 2015 quando scende in campo Ermanno Ruscitti. «Non fu la mia comparsa della pallacanestro perché già nel 1992 con Alessandro D’Eusanio ho rilevato la squadra che conquistò la serie C1», spiega Ruscitti che prosegue. «Nel 2015 alcuni amici mi convincono in questa avventura, ripartendo proprio dalla C, ma perdendo lo spareggio nazionale a Pozzuoli. Lì in maniera improvvida chiedemmo l’ammissione in serie B e la ottenemmo».

Perché improvvida? «Alla luce di ciò che sarebbe accaduto gli anni successivi, credo proprio di sì. Sono stati quattro anni in B belli, ma complessi, prima dell’arrivo del Covid che ha complicato tutto, considerando anche che oggi è da matti investire nella pallacanestro, con una serie di tasse gare e iscrizioni che pesano come un macigno sul bilancio. Non è un caso che ogni estate scompare qualche squadra. Comunque, per due anni abbiamo sfiorato i play off con Piero Bianchi in panchina e tanti giovani di talento che da Teramo hanno spiccato il volo in carriere importanti. Volevamo valorizzare la linea verde, ottenendo il premio della Lega. Su tutti Salamina e Gaeta, uomini esemplari ancor prima di ottimi giocatori, ma anche lo stesso Simone Aromando che ha vinto la B con Mestre e che, se fosse stato più forte caratterialmente, avrebbe già giocato in pianta stabile in A».

Nel 2020, la Teramo Basket 1960 cede il titolo sportivo alla Tasp del presidente Fabio Nardi, partita dalle categorie giovanili e pronta a prendere il testimone della tradizione biancorossa. Cinque stagioni in B, dopo la riforma dei campionati di cui l’ultima conclusa con la salvezza nei play out dopo un grande girone di ritorno. Come detto, si ripartirà dal basso in D, ancora una volta, sperando in un nuovo capitolo della magica storia cestistica teramana.

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