Anarchico ai domiciliari, l’appello: «Fatemi uscire per curare le api»

Gianluigi Di Bonaventura durante una dimostrazione da apicoltore
Gianluigi Di Bonaventura si rivolge al tribunale di sorveglianza per chiedere di poter continuare a fare l’apicoltore: si occupa di 100 arnie tra Atri, Bisenti e Cellino Attanasio. Deve scontare dieci mesi per minaccia a pubblico ufficiale
TERAMO. «Chiedo il permesso per uscire e poter lavorare come apicoltore. Devo curare le mie api». È l’appello di Gianluigi Di Bonaventura, l’anarchico teramano da luglio agli arresti domiciliari a Giulianova dopo la condanna a 10 mesi di reclusione per il reato di violenza e minaccia a pubblico ufficiale commesso il 21 aprile 2018 a Sulmona in una manifestazione contro la realizzazione del gasdotto Snam.
Di Bonaventura, tramite il suo avvocato Filippo Torretta, aveva chiesto la messa in prova ai servizi sociali affinché potesse recarsi a lavoro in determinate ore della giornata: gestisce 100 arnie sparse sul territorio provinciale e senza cure sanitarie le api rischiano di morire e di non produrre più il miele. Avendo avuto parere negativo in merito, a inizio luglio l’avvocato Torretta ha presentato un’istanza al tribunale di sorveglianza di Pescara con la richiesta di un permesso di alcune ore settimanali per Di Bonaventura affinché possa prendersi cura delle sue arnie ad Atri, Bisenti, Cellino.
«Dopo due mesi ancora non abbiamo riscontri», precisa Torretta, «il tribunale di sorveglianza di Pescara, come da prassi, ha chiesto delle verifiche in merito ai carabinieri di Montorio, zona di residenza del mio assistito. Ma possibile che in due mesi non è stato fatto nulla? Ora la palla è passata al nucleo operativo dei carabinieri di Teramo che hanno già mandato una relazione al tribunale di sorveglianza e dunque attendiamo a breve una risposta». Di Bonaventura, oltre al lavoro da apicoltore, ha anche delle collaborazioni con l’Area marina protetta del Cerrano e con la Riserva dei calanchi di Atri per progetti didattici con i bambini.
«La richiesta di tornare a curare le mie arnie», dice Di Bonaventura, «ha una valenza sociale, oltre che ambientale. Per fortuna ho degli amici che, ora, stanno raccogliendo il miele, ma questo è il frutto del mio lavoro fatto tra aprile e maggio. Per questo, tramite il mio avvocato, ho chiesto alcune ore per tornare ora al lavoro altrimenti si rischia davvero la scomparsa di molte api. In questa estate, inoltre, erano già stati avviati dei progetti, proprio con l’area marina protetta del Cerrano e con la riserva dei calanchi di Atri, progetti che purtroppo non ho potuto portare avanti».
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