Melania, cellulare intercettato solo a Ripe

I periti confermano ma Gennaro Rea si sfoga: «Spero ancora che non sia stato Parolisi»
TERAMO. Non è la prova regina, perchè una perizia resta solo una perizia. Ma è evidente che da ieri il procuratore Gabriele Ferretti e i sostituti Davide Rosati e Greta Aloisi hanno un indizio in più contro Salvatore Parolisi, in carcere con l'accusa di aver ucciso la moglie Melania Rea. E' quello consegnato dai consulenti incaricati di fare accertamenti sul telefonino della vittima: quel cellulare il 18 aprile avrebbe agganciato solo la cella di Ripe di Civitella.
La perizia cartacea non è stata consegnata, ma nell'incontro che ieri mattina i magistrati hanno avuto con i due periti (Oreste Andrisani e Marco Peroni) sono arrivate le conferme a quello che i carbinieri dei Ros hanno accertato. Anche secondo i consulenti della procura tra le 14.30 e le 15 del 18 aprile, il giorno dell'omicidio, il telefonino di Melania non avrebbe agganciato la cella di Colle San Marco ma solo quella di Ripe di Civitella. Per l'accusa significa che Parolisi mente quando racconta che lui e la moglie sono stati a Colle San Marco e che la donna è sparita dal pianoro ascolano. Ma anche i periti dei pm ribadiscono che in quella zona esiste un fenomeno di sovraccarico che non consente di avere una certezza matematica sulle celle agganciate. Tra Ripe di Civitella e Colle San Marco, infatti, succede che quando c'è un fenomeno di sovraccarico i telefonini possono agganciare contemporaneamente sia l'una che l'altra cella.
Nell'incontro di ieri i consulenti hanno sostenuto l'impossibilità tecnica di stabilire dove si trovasse Parolisi quando alle 15.26 del 18 aprile ha chiamato dal suo cellulare quello della moglie. E domani i magistrati saranno a Roma per incontrare nuovamente i Ris e sapere a chi appartengano i cinque capelli trovati sul corpo della vittima. Per la difesa quei capelli, per colore e lunghezza, non sono nè della vittima nè di Parolisi. Secondo i legali del caporal maggiore potrebbero appartenere ad una terza persona e allungano il sospetto che sul luogo del delitto sia comparsa un'altra figura. Le indagini servono per accertare il Dna di quei capelli, un esame reso particolarmente difficile dal fatto che quelle formazioni sono state trovate senza bulbo. Ieri pomeriggio, intanto, il padre di Melania, Gennaro, ospite negli studi della "Vita in diretta", programma di Rai Uno, ha detto: «In cuor mio, per il bene di mia nipote ha solo due anni, spero ancora che non sia stato Salvatore ad uccidere mia figlia».
La perizia cartacea non è stata consegnata, ma nell'incontro che ieri mattina i magistrati hanno avuto con i due periti (Oreste Andrisani e Marco Peroni) sono arrivate le conferme a quello che i carbinieri dei Ros hanno accertato. Anche secondo i consulenti della procura tra le 14.30 e le 15 del 18 aprile, il giorno dell'omicidio, il telefonino di Melania non avrebbe agganciato la cella di Colle San Marco ma solo quella di Ripe di Civitella. Per l'accusa significa che Parolisi mente quando racconta che lui e la moglie sono stati a Colle San Marco e che la donna è sparita dal pianoro ascolano. Ma anche i periti dei pm ribadiscono che in quella zona esiste un fenomeno di sovraccarico che non consente di avere una certezza matematica sulle celle agganciate. Tra Ripe di Civitella e Colle San Marco, infatti, succede che quando c'è un fenomeno di sovraccarico i telefonini possono agganciare contemporaneamente sia l'una che l'altra cella.
Nell'incontro di ieri i consulenti hanno sostenuto l'impossibilità tecnica di stabilire dove si trovasse Parolisi quando alle 15.26 del 18 aprile ha chiamato dal suo cellulare quello della moglie. E domani i magistrati saranno a Roma per incontrare nuovamente i Ris e sapere a chi appartengano i cinque capelli trovati sul corpo della vittima. Per la difesa quei capelli, per colore e lunghezza, non sono nè della vittima nè di Parolisi. Secondo i legali del caporal maggiore potrebbero appartenere ad una terza persona e allungano il sospetto che sul luogo del delitto sia comparsa un'altra figura. Le indagini servono per accertare il Dna di quei capelli, un esame reso particolarmente difficile dal fatto che quelle formazioni sono state trovate senza bulbo. Ieri pomeriggio, intanto, il padre di Melania, Gennaro, ospite negli studi della "Vita in diretta", programma di Rai Uno, ha detto: «In cuor mio, per il bene di mia nipote ha solo due anni, spero ancora che non sia stato Salvatore ad uccidere mia figlia».
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