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Teramo, palazzine Ater: sgomberate 120 famiglie

Sempre più drammatica la situazione sfollati nel capoluogo: inagibili quattro edifici a Colleatterrato e due a Villa Gesso. Il sindaco: «Se non acceleriamo, i controlli finiranno a giugno»

TERAMO. Una nuova ondata di sgomberi ingrossa le file degli sfollati e appesantisce il bilancio dei danni alle cose popolari. Sono questi gli effetti prodotti dalle ordinanze firmate ieri dal sindaco Maurizio Brucchi relative ad abitazioni rese inagibili dal sisma. I provvedimenti, infatti, hanno interessato ben sei palazzine di proprietà dell’Ater che si trovano a Colleatterrato e a Piano della Lenta. Nel primo caso sono state coinvolti quattro immobili ai civici 79, 81, 83 e 89 di via Giovanni XXIII dove già nelle settimane scorse il terremoto ha colpito duro costringendo allo sgombero edifici, anche di recente costruzione, che fanno capo all’agenzia regionale di gestione delle case popolari. Nel secondo, le ordinanze hanno interessato due palazzine in via Mazza tra Putignano e Villa Gesso.

In un solo colpo, dunque, sono state costrette ad abbandonare le loro case 120 famiglie che ora dovranno rivolgersi al Comune per trovare collocazioni alternative. Il dato impressionante di ieri dimostra, comunque, che a quasi un mese e mezzo dalle violente scosse di fine ottobre l’emergenza è tutt’altro che attenuata.

Solo il Coc, il centro operativo comunale, ha ancora da smaltire circa 3.600 richieste di controlli, a cui vanno aggiunte quelle che quotidianamente arrivano all’ufficio e quelle raccolte dai vigili del fuoco. Si tratta di una cifra spropositata in confronto al ritmo delle verifiche tenuto dai tecnici del Comune e della Protezione civile impegnate sul territorio. «Le squadre riescono a fare in media venti controlli al giorno», sottolinea Brucchi, «se dunque il numero delle richieste rimanesse quello attualmente in possesso del Coc, l’accertamento effettivo dei danni all’edilizia privata verebbe completato non prima di giugno». I cittadini, però, non possono aspettare così a lungo né l’amministrazione può permettersi una tale dilatazione dei termini: il decreto sull’emergenza di prossima pubblicazione da parte del governo, infatti, fisserà in 150 giorni la scadenza entro la quale i Comuni dovranno presentare il bilancio definitivo dei danni, pena l’esclusione dai risarcimenti. Il problema, insomma, resta quello dell’accelerazione delle procedure di verifica. Un aiuto arriverà con il via libera alla compilazione delle schede Aedes, che classificano gli immobili, da parte di tecnici abilitati. «Questo ci permetterà di dimezzare i tempi», conclude il sindaco, «ma sarà determinante anche la collocazione dell’ufficio per la ricostruzione».

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