Vertenza case di riposo, vertice dal prefetto 

Convocato un incontro per la prossima settimana, duecento lavoratori da mesi sono senza stipendi

TERAMO. Per la vertenza delle case di riposo De Benedictis di Teramo e Rozzi di Nereto, con duecento lavoratori senza stipendio, il prefetto di Teramo Massimo Zanni annuncia di aver convocato un tavolo con tutti gli enti coinvolti. L’appuntamento è fissato per il 6 luglio. «Tale decisione», si legge in una nota della prefettura, «costituisce la necessaria prosecuzione delle attività intraprese dal prefetto con fermezza e convinzione, derivante dalla piena partecipazione ai disagi e alle sofferenze delle famiglie coinvolte e dalla preoccupazione per le ricadute sull’erogazione di servizi essenziali all’intera comunità teramana. Il prefetto confida in una possibile risoluzione della problematica, riservandosi ogni ulteriore utile azione, in piena e serena collaborazione con tutti gli attori istituzionali coinvolti».
E sulla situazione difficile che vivono i lavoratori, da tempo al centro di una vertenza aperta da Cgil, Cisl e Uil, interviene anche il sindacato Fesica. La questione verte sui ritardi coi quali vengono pagati gli stipendi ai dipendenti delle cooperative e delle aziende che erogano servizi sanitari e di ristorazione per l'Asp1 (che gestisce le case di riposo di Teramo e Nereto per conto della Regione Abruzzo). Dopo Cgil, Cisl e Uil, anche la Federazione sindacati industria, commercio e artigianato tuona contro i ritardi salariali e il mancato rispetto dei contratti collettivi nazionali per quanto riguarda l'inquadramento professionale degli operatori sociosanitari (Oss). «Siamo di fronte a una situazione gravissima», affermano in una nota Marcello Vivarelli, segretario provinciale Fesica L'Aquila e Teramo, e Leopoldo Figliola, delegato territoriale Fesica Teramo, «ai dipendenti della casa di riposo De Benedictis viene di fatto scaricato tutto il peso del terribile quadro debitorio per cui la cooperativa Polis di Perugia vanta diversi crediti nei confronti della Asp 1. Tutto ciò comporta a discapito dei lavoratori, il ritardo della retribuzione che dovrebbe avvenire il 20 di ogni mese e che sistematicamente viene corrisposta anche con due mesi di ritardo, creando non pochi disagi economici e morali all’interno della vita privata di ogni dipendente».(v.m.)