Tre morti nello schianto contro un Tir

9 Febbraio 2013

L’auto condotta da un preside universitario diretto a Treglio: deceduti anche la moglie e la consuocera

BOMBA. Il preside della facoltà di Scienze di Napoli, Roberto Pettorino, 67 anni, è una delle tre vittime del terribile schianto avvenuto ieri, poco prima delle 13, sulla fondovalle Sangro, all’altezza del comune di Bomba. Con lui viaggiavano la moglie Giuseppina Aga, 67 anni, e la consuocera Franca Guerrera, 71, le altre due vittime. I tre erano venuti in zona per far visita ad alcuni familiari a Treglio.

Lo schianto. Manca una decina di minuti alle 13. Sulla fondovalle Sangro, a un paio di chilometri dal bivio per Bomba, c’è il solito via vai di camion che vanno a scaricare ad Atessa e bisarche provenienti dalla Sevel, che trasportano i Ducato in Campania. Una Fiat Panda, che sta viaggiando in direzione monti-mare, improvvisamente perde il controllo e inizia a sbandare. Pare che il conducente di un mezzo pesante abbia provato a segnalare via radio, a quelli che seguivano, la macchina impazzita, ma senza fortuna. Tutto accade in pochi istanti. L’auto imbocca il tratto in discesa e alla curva, nei pressi del viadotto mai ultimato della superstrada, invade l’altra corsia e si infila sotto la bisarca che stava sopraggiungendo trasportando i Ducato della Sevel. L’impatto è frontale, l’urto tremendo. La Panda si incassa sotto l’autotreno dal lato del passeggero. Il conducente del mezzo pesante, un 30enne di Napoli, è illeso. Non riesce ad aprire lo sportello ed è costretto a saltare dal finestrino. Alla vista del groviglio di corpi e lamiere capisce di non poter fare nulla e, sotto shock, chiama i soccorsi. Altri automobilisti di passaggio avvertono i carabinieri. Presto si forma una lunga fila di autoarticolati.

Il recupero dei corpi. Sul posto arrivano i carabinieri della caserma di Bomba, l’ambulanza del 118 e i vigili del fuoco di Casoli. Il traffico viene bloccato al bivio di Piane d’Archi e a Bomba. Le prime notizie parlano di due morti, forse tre, ma il groviglio di lamiere non permette di identificare chiaramente il numero delle vittime. I vigili del fuoco si mettono subito a lavoro con la motosega. Con il passare dei minuti diventa chiaro che non ci sono superstiti. Servirà più di un’ora, invece, per liberare i corpi dai resti della macchina ormai accartocciata. La pioggia, intanto, è diventata neve. A terra sull’asfalto, accanto ai rottami della carrozzeria, restano un ombrello, una scarpa maschile, filoncini di pane e altri prodotti di panetteria, a raccontare di un viaggio di piacere finito in tragedia. Solo alle 15 le salme vengono portate via dai carri funebri e trasportate nell’obitorio dell’ospedale di Atessa.

Le cause. Il sostituto procuratore di turno del tribunale di Lanciano, Ruggiero Dicuonzo, ha aperto un’inchiesta e disposto il sequestro dei due mezzi per effettuare ulteriori accertamenti che aiutino a chiarire la dinamica. Sull’incidente indagano i carabinieri di Atessa e Bomba. È probabile che la Fiat Panda abbia sbandato per via del manto stradale reso scivoloso dal nevischio. Sulla Fondovalle la visibilità era, inoltre, ridotta a causa della nebbia. Ieri mattina Pettorino, la moglie Giuseppina e la consuocera Franca erano partiti da Napoli, quartiere Vomero, diretti a casa di alcuni familiari a Treglio, nel Frentano. Lui era preside della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali e ordinario di Fisica all’università Federico II. Il figlio della coppia, Ivan, è direttore della Pcma, ex Ergom di Atessa. In serata è arrivato da Torino per il riconoscimento delle salme.

Fondovalle sotto accusa. Quello di ieri è forse l’incidente più grave che si ricordi sulla Statale 652, avvenuto proprio in corrispondenza del viadotto Barche, un’opera incompiuta, simbolo nostrano dello spreco di denaro pubblico. «È una strada pericolosa, piena di buche e col manto stradale rovinato», sbraita un camionista di Colledimezzo, costretto alla sosta forzata per via dell’incidente, «basta un niente per perdere il controllo del mezzo. Doveva essere una soluzione provvisoria, invece sono passati trent’anni ed è rimasto tutto uguale».

Stefania Sorge

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