Pescara

Omicidio strada parco, la difesa di Mimmo Nobile: «Va assolto, non è stato lui a sparare». Domani la sentenza

21 Luglio 2025

Pescara, omicidio al bar sulla Strada parco: l’accusa ha chiesto tre ergastoli per i tre imputati: Cosimo “Mimmo” Nobile, Maurizio Longo e Natale Ursino. L'avvocato Massimo Galasso chiede senza mezzi termini l'assoluzione di Nobile, il presunto killer

PESCARA. "Una condanna all'ergastolo di un essere umano non si basa sulla verosimiglianza di una storia, ma sulla verità certa, e in questo processo la verità certa sulla colpevolezza di Cosimo “Mimmo” Nobile, non c'è". Così uno degli avvocati difensori di Nobile, Luigi Peluso, rivolgendosi alla giuria popolare nel corso della replica alla richiesta di ergastolo da parte della pubblica accusa nel processo per l'omicidio dell'architetto Walter Albi e per il ferimento grave di Luca Cavallito avvenuti sulla Strada Parco a Pescara il primo agosto 2022.

Nel corso dell'udienza di oggi, tenutasi al tribunale di Pescara, dinanzi la Corte d'Assise di Chieti, si sono alternate le parti civili e le difese dei tre imputati: Nobile, ritenuto esecutore materiale dell'agguato; Maurizio Longo, ritenuta figura centrale nell'organizzazione dell'agguato, per aver fornito supporto logistico; Natale Ursino, personaggio legato alla 'Ndrangheta, ritenuto il mandante dell'omicidio.

Domani, dopo le eventuali repliche, camera di consiglio per la determinazione della sentenza: la pubblica accusa ha chiesto l'ergastolo per i tre imputati.

In mattinata dopo l'intervento degli avvocati di parte civile per Cavallito, Sara D'Incecco ed Ernesto Rodriguez, è stata la volta degli avvocati difensori di Nobile, Massimo Galasso e Luigi Peluso. Il loro intervento tutto incentrato sulla mancanza di riscontri certi e prove scientifiche a carico del loro assistito. Il tutto si è basato, secondo quanto riferito dall'avvocato Peluso, su un atto di fede che la pubblica accusa ha consegnato alle dichiarazioni di Cavallito che dal primo momento, dopo essersi ripreso dalla lunga degenza in ospedale, ha indicato in Nobile il responsabile dell'agguato. "Dichiarazioni ritenute affidabili - ha precisato Peluso - non quanto altre dichiarazioni come se l'attendibilità di un teste così importante potesse essere recepita a fasi alterne." Altro elemento la mancanza di riscontri scientifici sui Dna repertati dal casco utilizzato, la scarpa sinistra e il caricatore della pistola. Qui emerge una traccia di ignoto 1 che non combacia con il Dna di Nobile e poi ancora elementi sull'alibi di Nobile che all'ora dell'agguato ha sempre sostenuto di essere con i famigliari in un ristorante sul lungomare. "Le celle telefoniche sugli spostamenti del telefono di Nobile - ha aggiunto Galasso - confermano questa tesi e smentiscono, al contrario, la tesi dell'accusa in base alla quale il telefono era in possesso di uno dei figli."